Il 20 novembre Adorazione, romanzo d'esordio della scrittrice e sceneggiatrice Alice Urciuolo anche finalista allo Strega 2021, ritorna al pubblico in una versione inedita, ovvero sotto forma di serie young adult firmata da Netflix, con un cast di attori emergenti (che vede anche la partecipazione della cantante Noemi e di Ilenia Pastorelli), lo sfondo di una provincia assonnata e statica, quelle dell'Agro Pontino laziale e una soundtrack che parla letteralmente per i protagonisti (in cui brillano gli inediti "Adorazione" e "Ghost Town" di Fabri Fibra e Madame).
La serie, diretta da Stefano Mordini e adattata per lo schermo da Donatella Diamanti insieme a un folto team di autori, è forse uno dei pochi esempi nella serialità televisiva nostrana a parlare a un pubblico di giovanissimi nel loro linguaggio, in un modo crudo ma onesto, senza sovrastrutture: il cast è corale ma le dinamiche del gruppo ruotano intorno alla scomparsa di Elena, interpretata da Alice Lupparelli (vista in tv ne Il professore 2), un catalizzatore di amore, voglie, invidie, rabbia e ammirazione di cui, a un passo dall'estate, si perdono improvvisamente le tracce. La sua migliore amica Vanessa - Noemi Magnanini (al suo esordio televisivo) tra rabbia, dolore, una crescente voglia di auto-affermazione e di essere ascoltata dagli adulti proverà a capire dov'è finita, in un percorso che cambierà per sempre la sua vita e quella dei suoi amici.
In dialogo con Alice Lupparelli e a Noemi Magagnini, abbiamo provato a capire perché Adorazione «è una serie necessaria», che parla ai ragazzi ma non necessariamente solo di adolescenza e racconta legami che sono specchio dei tempi, soprattutto quelli più oscuri.
Una scena di Adorazione, la serie Netlfix in sei episodi liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Alice Urciuoli
Adorazione è una serie che racconta i risvolti dell’ossessione travestita da amore. Qual è stato il primo impatto con la sceneggiatura e con i vostri personaggi?
Noemi Magagnini: «Quando ho letto la sceneggiatura mi sono commossa, dentro ci ho trovato un sacco di tematiche a me care, mi ha fatto piacere ritrovarli in questa serie. Al centro della narrazione ci sono tantissimi piccoli drammi, trappole quotidiane che tutti i coetanei dei protagonisti di Adorazione vivono sulla propria pelle e che è molto difficile spiegare a parole. Penso che questa storia, il modo in cui è stata raccontata, riesca a tirare fuori i problemi di una generazione e senza spiegoni».
Alice Lupparelli: «Personalmente non avevo letto il romanzo, la sceneggiatura è stata il mio primo impatto con la storia. La cosa che mi ha colpito è che la parola "adorazione" viene traslata su tutti i personaggi e non in senso positivo come spesso si fa nell'uso comune: in realtà nasconde la necessità di guardare la persona dal basso verso l’altro, in modo ambiguo, spesso meschino».
I protagonisti hanno genitori disfunzionali, adulti incapaci di gestire le emozioni, a volte meschini, frustrati. Quanto pesa secondo voi vivere l’adolescenza in una famiglia equilibrata?
Alice: «Credo sia fondamentale non solo in adolescenza ma anche nell’infanzia, perché è un’aria che respiri da sempre, diventi il frutto di quell'ambiente. Però vorrei dire una parola a favore dei genitori, che quando hanno un figlio abbracciano un ruolo che di fatto non conoscono e devono imparare tutto da zero. Credo che la cosa più importante sia riuscire a dialogare tra generazioni, soprattutto in questo periodo in cui il linguaggio e le esigenze stanno cambiando tutte in maniera precipitosa. Ed è fondamentale non additare o giudicare ma provare a mettersi in discussione».
Noemi: «Oltre le famiglie disfunzionali, in generale quando un genitore diventa tale dovrebbe prendersi anche le responsabilità di questo ruolo. Fare un lavoro su di sé, mettersi nei panni delle persone che devono crescere. Molti adulti della serie sono persone deluse dalla vita e i loro figli, che invece la vita in quella fase la vogliono vivere al massimo, sentono di non aver bisogno delle loro raccomandazioni. E questa è un esperienza universale. Tutti desiderano essere ascoltati».
Una scena di Adorazione con Noemi Magagnini e Alice Lupparelli
La musica ha un valore importantissimo nella narrazione, spesso parla per i protagonisti. A quale degli artisti o canzone inserite nella soundtrack siete più affezionate, e perché?
Alice: «Decisamente 'Quanto forte ti pensavo' di Madame. Mi tocca ogni volta che la sento, è diventato una sorta di manifesto della serie. Il regista ha usato molto la musica anche sul set per farci entrare nel mood delle singole scene».
Noemi: «Sì, la canzone di Madame è diventata una specie di preghiera per tutto il cast. E ancora oggi ogni volta che la cantiamo si crea una sorta di bolla in cui esistiamo solo noi. Stefano (Mordini, il regista, n.d.r.) è stato molto bravo a ricreare e compattare le emozioni attraverso la musica, creando un vero e proprio percorso per lo spettatore. Un'altra canzone cui sono affezionata è 'Half the world away' di Aurora, mi sembrano quasi parole che potrebbe pronunciare Elena. E 'Ritornerai' di Nicol».
Nella storia Elena e Vanessa sono amiche, ma il loro è un rapporto molto complesso. Come lo avete interpretato?
Alice: «Tra me e Noemi è scattata subito una grande complicità già dal provino, un'affinità simile a quella dei nostri personaggi. Però l'amicizia di Elena e Vanessa viaggia su altri binari: il loro è un legame un po’ forte, borderline, a tratti ambiguo. Il concetto di "adorazione" ricorre anche tra loro due. Vanessa vorrebbe essere Elena, Elena desidera ciò che ha Vanessa. E questa sporca un po' la loro amicizia».
Noemi: «Sì, tra le due c'è grande affetto, è un legame che fa stare in piedi entrambe. Ma, mentre Vanessa è ancora quasi bambina, Elena ha già battuto il muso contro la vita e la frustrazione e una volta che conosci quel dolore non puoi più tornare indietro a quella che eri. Per Vanessa Elena è l’amica super figa e ribelle, la vede così, con ammirazione. Elena forse è un po' invidiosa di lei, della sua ingenuità, del suo privilegio».
La scomparsa di Elena spinge Vanessa a uscire da un guscio di apparenza in cui si è rinchiusa per quieto vivere, per lei è un momento di dolore ma anche di rinascita. Mentre Elena attira ogni genere di emozione: di amore, dolore, ossessione, desiderio, invidia. Intorno a lei fioriscono le dinamiche di tutti i personaggi della storia. Come vi siete preparate per entrare nei personaggi?
Alice: «Per capire Elena sono partita dal modo che lei ha di reagire al dolore. La vediamo indossare una maschera, lo fa per mostrare una vitalità che diventa quasi disperata, per coprire e anestetizzare la sofferenza che le cova dentro. Il suo grido d'aiuto è mascherato per chiunque, persino per la sua migliore amica, e dunque difficile da comprendere. Cerca di nascondere questa sofferenza a tutti ed è così che diventa la ragazza sopra le righe, quella che tutti vogliono o vogliono essere».
Noemi: «Personalmente mi sento più simile alla Vanessa trasformata, ma in passato sono stata anche la Vanessa che cerca l’approvazione totale degli altri. Con lei sento di condividere l'interiorità, i percorsi mentali che fa per capire cosa sta succedendo e come si sente in quel dato momento, li ho compresi, fatti miei. Per prepararmi ed entrare nel personaggio e cercare di rendere la sua evoluzione ho scavato dentro la mia rabbia, quella che si prova davanti a un sistema che rimane indifferente alle ingiustizie o davanti al giudizio nei confronti delle giovani donne che devono seguire un percorso definito oppure vengono tacciate di poca serietà. Credo che molte ragazze si siano trovate almeno una volta nella vita al bivio di Vanessa: scegliere di essere la ragazza perfetta o decidere di essere dall’altra parte. Anche a costo di essere considerata un'outsider».
La storia è ambientata in una località di provincia ferma, statica, spesso poco inclusiva e poco motivante. La vostra esperienza com'è stata?
Alice: «Io ho vissuto sulla mia pelle la provincia, quelle che vivono i protagonisti di Adorazione sono dinamiche che ho vissuto in prima persona. Ricordo la sensazione che ti porta a credere di non poter mai uscire da quell'ambiente, che ti fa vedere il potenziale a un passo dalla realtà che vivi tutti i giorni e non riuscire ad afferrarlo».
Noemi: «È vero, in Adorazione la provincia è protagonista: per Vanessa, almeno all'inizio, sembra l’unico scenario possibile, ha paura di essere considerata un'ingrata anche solo desiderando di essere altrove. Ecco, credo che in queste piccole realtà a volte manchi la libertà di autoaffermarsi, una controcultura in cui riconoscersi se ci si sente diversi dalla massa. Anche io sono cresciuta in provincia di Roma e nella serie ho rivisto il mio ambiente, i viaggi sul bus da ragazzina, la voglia di scappare chissà dove senza riuscire mai a farlo. Certo l’essere vissuta in campagna mi ha lasciato tanto, mi ha fatta sentire speciale: una sensazione che forse non avrei provato crescendo in una grande città. E che forse mi ha dato la spinta per esplorare il mondo, un passo alla volta».